Spiritualità di Padre Guglielmo
La preghiera nell’esperienza di Padre Guglielmo
►L’importanza della preghiera
Padre Guglielmo possedeva come dono carismatico la grazia straordinaria della preghiera. Pregava in ginocchio, spesso prostrandosi fino a terra. La sera, invece di andare a riposare, si tratteneva in preghiera inginocchiato appoggiandosi al letto per non cadere oppresso dalla fatica.
A Cesena aveva trasformato un piccolo ripostiglio in un ambiente di preghiera: la finestrella di questo ambiente guardava il tabernacolo e lì padre Guglielmo passava ore della notte in adorazione. A Faenza aveva fatto preparare una cappella per l’adorazione eucaristica continua.
«La sera mi ritiro nella cappella dell’adorazione a pregare col rosario e poi con vespro e compieta. Guai se mi metto seduto o in ginocchio o con la faccia per terra: ci rimango immobile per il sonno e faccio l’una o le due di notte! Altro che pregare: sono specialista nel dormire! Però mi pare un paradiso svegliarmi e pregare così un altro po’ davanti al Signore. C’è chi ha bisogno di pillole per dormire: io non riesco a stare sveglio. Il peggio è che non ho ancora imparato a pregare: il mio pregare è tutto un balbettare, un vaneggiare, un dormire!» (Colloquio con il Ministro provinciale nel dicembre 1989).
In padre Guglielmo l’habitus virtuoso si rinforza e vivifica, grazie alla costante preghiera e alla continua osservanza della Regola francescana; egli ha sempre perseverato nella ricerca della virtù, sin dalla giovinezza. Infatti, è dalla preghiera, dall’unione intensa con il Signore che ha inizio la realizzazione di quanto si ha nel cuore per la gloria di Dio e il bene degli uomini.
La sua fede era alimentata da una preghiera continua, dalla Parola di Dio, soprattutto dall’Eucaristia che costituiva il perno della sua giornata. La preghiera vocale e mentale, la celebrazione dell’Eucaristia e la pietà eucaristica caratterizzavano il suo spirito di fede e sostenevano il suo apostolato.
La sua preghiera era un dialogo continuo con il Mistero, in una lode perpetua. La sua vita era totalmente orientata a Dio, in un amore incondizionato e incondizionabile da qualsiasi azione esterna. Tutto è stato, per padre Guglielmo, un continuo aprirsi a Dio, l’unico suo bene, incarnando in sé il detto di san Francesco «Mio Dio, mio tutto».
Tutta la sua vita era orientata a Dio e sostenuta dalla preghiera. Era riconoscente verso Dio per i doni ricevuti e lo ringraziava nella preghiera. Si Può dire che padre Guglielmo era «preghiera vivente». Nelle difficoltà, nella malattia e nelle incomprensioni trovava forza nella preghiera.
Le sue decisioni non erano mai affrettate ed erano sempre precedute dalla preghiera. Dal Diario emerge la chiara coscienza dell’importanza fondamentale della preghiera sia per la sua vita personale che per il suo ufficio e il suo apostolato:
«Quando ho molto pregato, ho garantito la parte principale del mio magistero spirituale verso questi novizi» (Diario, 27 luglio 1964).
La sua vita religiosa e sacerdotale è stata sempre animata dalla dedizione totale al Vangelo, dalla sollecitudine e dallo zelo per la salvezza delle anime. Il suo desiderio principale è vivere la Parola di Dio e il carisma di San Francesco in totale e radicale povertà. La realizzazione dei suoi “luoghetti” di preghiera e di povertà integrale.
L’obbedienza ai Superiori è il suo segno distintivo, mai si ritrasse e tanto meno rifiutò di aderire a quanto gli veniva chiesto. Sempre disponibile ad ascoltare, lasciò che il suo desiderio di dedicarsi completamente alla preghiera, rifugiandosi per un certo periodo in un eremo, maturasse secondo il disegno di Dio.
►I tempi della preghiera
Alla preghiera padre Guglielmo non dedicava solo i tempi comunitari ma vi riversava quotidianamente ampi spazi riservati al sonno, sia nelle prime ore della giornata che nelle ultime:
«Questa mattina mi sono svegliato alle 5,1/4. Subito bocconi a terra: ho adorato Gesù qui in cappella e dovunque per 10 volte con la famosa carrellata universale» (Diario, 1° aprile 1998).
«Alle 3,1/4 mi sono svegliato; ho fatto subito una carrellata per tutti, tutti, tutti di: “Nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo!”. Mi sono alzato: ho visitato in punta di piedi il mio Lino che dorme tranquillo. Bocconi a terra, mani sotto le ginocchia, una carrellata di “Respice, quaesumus, Domine” per me (con tutti) Convento, Provincia, Ordine, Famiglia francescana. Tutti i consacrati in special modo, Cattolici, Cristiani, credenti, non credenti, per tutti, tutti, tutti» (Diario, 14 aprile 1998).
Realmente egli passava ore e ore in preghiera davanti al tabernacolo.
►La preghiera come dialogo
La preghiera in lui è stata una grazia straordinaria che ha saputo tradurre in un vero colloquio con Dio. Nel Diario vengono riportate molte sue preghiere caratterizzate da un dialogo molto familiare e delicato con il Signore e la Madonna:
«Mamma Immacolata, sempre Vergine, Corredentrice, Assunta in Cielo, ottienimi una conversione (…) perché vinca l’amore per Dio, per ogni fratello, Cristiano, Ebreo, Musulmano, Arabo, Americano ecc. Per la pace universale! Di tutti, di ognuno. Benedicimi mamma, Tuo indegnissimo figlio, Fr. Guglielmo» (Diario, 18 agosto 1990).
«“Questa sofferenza, l’unisco alla Tua del Getsemani e della croce. Se è possibile passi. Tutto”. “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”» (Diario, 19 marzo 1991).
«Stamattina alle 2 ho scarabocchiato l’impegno con te, Mammina Immacolata, con te, Divino Spirito. Ecco il mio binomio di ogni istante: Sposa immacolata dell’increato Amore, divina Persona Spirito Santo!» (Diario, 2 dicembre 1997).
«Maria santissima Immacolata. Mammina mia, capolavoro della SS. Trinità, gloria della SS. Trinità per la salvezza di tutti gli uomini e di ciascuno che fu, è, sarà!» (Diario, 8 dicembre 1997).
►Universalità della preghiera
Altra caratteristica della preghiera di padre Guglielmo è l’universalità, che lo mette al riparo da ogni pericolo intimistico:
«La mia povera vocazione è pregare per tutti, l’universalità! I miei due campioni della carità universale e povertà integrale sono in croce [padre Natale e fratel Lino]. Io ancora mi muovo, ma non mi sono ancora convertito. Vieni, Spirito Santo! Madre mia, fiducia mia! In te, Domine, speravi, non confundar in aeternum!!!» (Diario, 11 dicembre 1997).
►Preghiera rivolta al crocifisso
Passando tanto tempo nel santuario del Crocifisso, nessuna meraviglia che la sua preghiera venga sempre più caratterizzata dalla contemplazione dell’amore di Cristo crocifisso:
«Venerdì santo qui al santuario del Crocifisso per me qui sacerdote! Gesù mio misericordia, misericordia, misericordia, convertimi alla tua contemplazione, amore, condivisione, di amore d’immolazione, immedesimato in te» (Diario, 10 aprile 1998).
►Preghiera rivolta ai santi
La preghiera di padre Guglielmo è rivolta anche ai santi con costante riferimento alla propria indegnità e frequente uso di termini simpaticamente dialettali:
«Festa del Padre S. Francesco! Gli ho detto più volte: “Mio amabilissimo SS. Padre, io sono il peggiore di tutti i tuoi figli. La nostra Chiesa è popolata di immagini di S. Francesco. Non ci fu, non c’è, non ci sarà di sicuro un figlio peggiore di me. Ma tu che hai amato ognuno come il prediletto, abbi pietà, imploro misericordia, conversione per questo vecchio bacucco» (Diario, 4 ottobre 1998).
►Preghiera biblica
Nel mese di maggio 1984 padre Guglielmo fissò la guida di lettura dell’immagine dell’Annunciazione di Andrea della Robbia, che egli aveva fatto stampare e distribuire ai tanti che andavano da lui al santuario del Crocifisso a Faenza:
«Per promuovere in tutti la fede e l’amore alla Bibbia, alle Sacre Scritture, e in particolare al Santo Vangelo. Contempla questo capolavoro di Andrea della Robbia. Guarda in alto; la Madonna scruta le Sacre Scritture, i Profeti. Illuminata dallo Spirito Santo, comprende che è imminente la venuta del Messia. Lo implora. Guarda sotto al completo: il Padre Celeste le invia l’Arcangelo Gabriele ad annunciarle: “Tu sei la predestinata madre del Redentore! Lo Spirito Santo compirà in te questo prodigio!”. La Madonna crede e si offre! Verbum caro factum est! Dio si fa uomo nel suo grembo! Maria, madre di Gesù, madre di Dio! Da allora incomincia il suo rapporto con lei in carne ed ossa, che dura 33 anni! Maria serbava tutte queste cose nel suo cuore. A noi è dato di contemplare il Divin Redentore, Messia atteso, come lei, attraverso le Scritture antiche. E contemplare Gesù non in carne e ossa come lei, ma attraverso il Santo Vangelo […]. La Madonna è in ginocchio? Leggi e medita la Parola di Dio, il Santo Vangelo con devozione! La Madonna strige il libro con la sinistra? Leggi e medita la Parola di Dio con amore! La Madonna ha la mano destra sul cuore? Leggi e medita con fame e sete! La Madonna ha il capo chino sul libro? Leggi e medita la Parola di dio, il Santo Vangelo con umiltà! Invocando come lei lo Spirito Santo, avrai il dono di comprendere le Divine Scritture e di rivivere Gesù».
►La Terra Santa come esperienza di preghiera
Il pellegrinaggio nella terra di Cristo fu per padre Guglielmo un’occasione di riflessione, sia per la sua vocazione sacerdotale, sia per la sua vocazione di frate cappuccino. Ebbe la possibilità di trascorrere un periodo presso la comunità di don Giuseppe Dossetti a Gerico. La decisione di recarsi nella terra di Gesù, non presa certamente a cuor leggero, fu preceduta da un momento di ritiro e di preghiera a Lagrimone. Nella richiesta il Ministro provinciale evidenziava il desiderio di padre Guglielmo di vivere un’esperienza più viva di unione con Dio. Padre Guglielmo, infatti, desiderava trascorrere un anno sabbatico in Terra Santa, al fine di poter vivere in perfetta povertà, ma anche per liberarsi di una certa notorietà che lo faceva oggetto di insistenti ricerche che disturbavano il suo spirito. Il pensiero fisso era quello di rivivere il pellegrinaggio come lo visse san Francesco, nella meditazione del Vangelo, armato solo di umiltà e di amore per Cristo e per ogni fratello. In una lettera al Ministro provinciale presentò il suo programma: l’attraversamento del deserto di Giuda, verso Gerico, così da mortificare ancor di più il suo animo, a totale imitazione di Gesù.
Accolto gioiosamente dall’intera comunità di don Dossetti a Gerico, padre Guglielmo trovò ciò che da sempre andava cercando: si abitava in vecchie case, l’orario era rigorosamente austero, l’alzata era alle tre e mezzo del mattino e il silenzio regnava per l’intera giornata, ritmata da lunghi e prolungati tempi di preghiera, continui momenti di meditazione che si alternavano al lavoro.